Quarto Stato

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Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907)

Chioggia.

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Canal Vena, tratto nord ovest.

Ingresso sud

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Vele al terzo

sabato 11 aprile 2009

Storia semplice.

Una bambina, graziosa, capace e diligente, appena appreso a compitare e raggiunta la sicurezza nello scrivere voleva continuare ad usare la matita.
Tutti i compagni si fregiavano dell'alta dignità della biro, ostentando una raggiunta esperienza e sicurezza, anche se le loro produzioni erano sicuramente più semplici e di minor qualità, mentre lei, non si sentiva sicura nell'usare questo strumento. Sembrava una paura di far danni o un continuo timore di sbagliare senza l'ausilio della gomma!
Lo strumento, nella sua efficienza tecnica, invece che risorsa ed opportunità era limite e barriera.
Anche a me è capitato così nei confronti dei prodigiosi mezzi delle TIC e solo ora riesco a liberarmi e ad ... usare la biro.
Ma ho anche capito il valore formidabile della pedagogia dell'errore; sbagliare, cogliere i propri insuccessi, ritornare, risolvendo i propblemi incontrati, sul proprio lavoro è una formidabile metodologia per crescere, per motivarsi, per capire i fondamenti, per stupirsi, come il bel bimbo qui a fianco, e andar oltre. Per crescere...

2 commenti:

  1. Bellissima la pedagogia dell'errore.
    Mi piace!!! Occorre insegnare educando a convivere con l'errore! quanta fatica. Incontro classi che dell'errore fanno il motivo di beffa dei compagni o del compagno. Sai quante ore in apprendimento cooperativo occorre fare per bilanciare una classe abituata allo scherno della persona che erra??
    La pedagogia dell'errore è quella che ci rende tutti più simili, più uguali e più umani, anche gli insegnanti; è quella che permette agli alunni di stare in classe senza pregiudizi e senza paure; è quella che fa dell'errore l'occasione per tutti per avere qualcosa su cui fermarsi, discutere, condividere, ripartire. Errori. Quanti errori? Quali errori? Grammatica, lettura, calcolo, risoluzione dei problemi, ma anche offese, spinte, parolacce... errori.
    Se non ci fossero... occorrerebbe inventarli
    ciao ciao

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  2. Questa storia semplice è proprio bella.

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