Quarto Stato

Quarto Stato
Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907)

Chioggia.

Chioggia.
Canal Vena, tratto nord ovest.

Ingresso sud

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Vele al terzo

martedì 12 maggio 2009

La Classe




ROMA - Da una parte c'è Souleymane che ogni mattina entra in classe con cappello e cappuccio della felpa ben calcati sulla testa, anche se gli viene chiesto ogni mattina di toglierseli prima di sedersi al banco. Indira che chiede perché si dice pioggia "a catenelle". O Mezut convinto che loro sia un verbo. Dall'altra gli insegnanti alle prese con una mancanza cronica di sonno, barricati in sala professori a lottare con la fotocopiatrice, sconfitti dalla macchina e da un confronto in aula che non dà loro tregua. In mezzo lui, François Bégaudeau, e la sua cronaca impietosa di un anno di insegnamento in una scuola della periferia parigina. "La classe", edizione italiana di "Entre les murs", caso letterario che in Francia ha fatto divertire studenti, riflettere professori e incantato pubblico e critica, arriva in libreria la prossima settimana per Einaudi nel bel mezzo del dibattito nostrano sullo stato della scuola. Il tragicomico resoconto delle vicende dell'autore-prof alle prese con i suoi alunni tra le mura del liceo Mozart ha fatto molto discutere alla sua uscita nel 2006 e da quelle pagine è nato anche il film diretto da Laurent Cantet vincitore quest'anno della Palma d'Oro a Cannes, che vedremo nelle nostre sale a ottobre. Con una tiratura iniziale di 5000 copie, grazie ad un sotterraneo passaparola è espolso in un enorme successo, conquistando diverse riedizioni e il premio France Culture-Télérama.
Un romanzo più che sulla scuola, "dentro la scuola": così lo ha definito l'autore, 37 anni, che per la sua opera ha attinto direttamente alla sua esperienza di insegnante di francese in un istituto "sensibile". Proprio come il Mozart del libro, dove gli alunni si chiamano Jihad, Khomba, Dianka, Ming e parlano una lingua loro, tutta orale, con il suo slang, le sue ritualità e ritmi da rap. Ragazzi ed insegnanti sono divisi da un muro impenetrabile: due mondi paralleli che non trovano quasi mai punti di contatto. Questa incompatibilità si traduce in una serie di dialoghi rapidi, asciutti, divertentissimi e di un'ironia tagliente: "Come si chiama quando si dice il contrario di quello che si pensa facendo capire che si pensa il contrario di quello che si dice?" "Prof la sua domanda mi fa venire il mal di testa" "Qual è la domanda prof?" "Forse ironia?" "Be, sì, è esattamente questo. Provate a fare una frase ironica". "Lei è bello". "Grazie, ma la frase ironica?""Lei è bello". "Ok, perfetto, grazie tante". "Prof fa troppo caldo, facciamo lezione fuori". "Certo, vuoi anche una coca?" "Lei esagera, prof". O ancora: "Prof, lei preferisce essere o non essere?" "Questo è il dilemma". "Io preferisco essere". "Hai ragione, ma continuiamo la lezione". Le singole giornate dell'anno scolastico, suddivise in cinque capitoli inframezzati dalle vacanze, passano fra scontri e scambi surreali, tentativi dei ragazzi di districarsi fra ausiliari, futuri anteriori e pronomi, e dei professori di trasmettere qualcosa, con un minimo di autorevolezza. Entrambi fallimentari, in un crescendo di frustrazione e situazioni tragiche che la ripetitività rende comiche, in una scuola ormai completamente desacralizzata. Bégaudeau - che ha anche collaborato alla sceneggiatura del film di Cantet dove, fra l'altro recita sé stesso - non dà giudizi. Non si schiera a favore dell'uno o dell'altro, ma di questa scuola - che a guardar bene somiglia a tante altre - offre una sequenza di immagini in presa diretta, tra miserie e sprazzi di luce da entrambe le parti, quella dei professori e dei ragazzi, raccontate con un humor quasi nero, senza commenti. "Lasciamo le generalizzazioni ai sociologi" ha detto l'autore in un'intervista a Le Monde: "Il romanziere ha tutto da guadagnare nel dettagliare la realtà. La realtà è molto più complicata". (17 settembre 2008)

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